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"Le Serve"

di Jean Genet (traduzione di Giorgio Caproni)


Regia di Francesco Leschiera
Assistente alla regia Sara di Matteo
con Alessandro Macchi, Patrizio Belloli e Walter Bagnato
Scene di Luna Mariotti

 

produzione Teatro del Simposio

Due cameriere amano e odiano al contempo la loro padrona. Amano perché vorrebbero diventare la Signora, sognando di integrarsi nell'ordine sociale di cui sono gli scarti. Odiano perché essa rappresenta quella stessa società che le rifiuta. Esse hanno denunciato l'amante della padrona con delle lettere anonime. Venendo a

sapere che lui sarà rilasciato in mancanza di prove e che il loro tradimento sarà scoperto, tentano una volta di più, di assassinare la Signora, falliscono, vogliono uccidersi a vicenda; finalmente una di esse si dà la morte, e l'altra, sola ebbra di gloria, tenta di innalzarsi, con la pompa degli atteggiamenti e delle parole, fino al

“meraviglioso” destino che l'aspetta.

 

Nel nostro sviluppo drammaturgico la presenza della Signora, come personaggio in quanto reale, è stato sostituito da un ulteriore gioco di ruolo, dove il confine tra realtà e finzione è più sottile, e lo stesso gioco risulta più complesso di quello che viene rappresentato all'inizio della storia dove allo spettatore viene esplicitamente dichiarato il travestimento. Anche la scelta di “questi” Chiara e Solange altro non è che un'ulterioire  evidenza del falso, dell' “artificiale”, che solo così diventa pienamente simbolo di una condizione sociale ed esistenziale.

Il continuo mescolarsi fra l'illusione e il reale, in modo ora nitido ora distorto, è accentuato dalle diverse fisicità dei personaggi; come nei quadri di Bacon:  figure mosse, disgregate, l'una specchio, riflesso rotto dell'altra.

L'ambiente è a tratti illuminato solo dalla luce di candele, dove anche il tempo è deformato, assordante eppure immobile: una scatola bianca prigione – arredata da elementi essenziali – dove l'immaginario e la realtà, l'essere e l'apparenza si mescolano in un inizio senza fine.

 

Il testo appare come una finestra ancora aperta sulla nostra società, una società che inesorabilmente, giorno dopo giorno, richiede di apparire per poter essere.

Stagione 2012-2013

24 - 28 Ottobre 2012 - Spazio Tertulliano (Milano)

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